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F1: Il Gran Premio delle ombre, di un campionato senza regole

Ecclestone Pirelli

Storia e tradizione equivalgono anche a routine e monotonia, specialmente se si parla di Montecarlo. Il Gran Premio del Principato, da sempre appuntamento fisso del campionato mondiale di Formula 1, continua a far discutere. Fascino e glamour sono le parole d'ordine, se l'argomento in questione so...

Ecclestone PirelliStoria e tradizione equivalgono anche a routine e monotonia, specialmente se si parla di Montecarlo. Il Gran Premio del Principato, da sempre appuntamento fisso del campionato mondiale di Formula 1, continua a far discutere. Fascino e glamour sono le parole d’ordine, se l’argomento in questione sono le boutique o gli yacht attraccati ai margini di un circuito, che di spettacolare, ha solamente il brivido degli incidenti. Troppi e inutili, da riuscire a scatenare una guerriglia tra piloti. A volte irresponsabili e altre che peccano di esperienza, su un circuito dalle caratteristiche atipiche.

Il rischio di perdere punti importanti per colpa di una pista “inutile”, dal punto di vista tecnico-aerodinamico, fa mandare su tutte le furie la Ferrari (e in parte anche la Red Bull), ma infurbisce la Mercedes. La scuderia di Stoccarda gioca sporco, mettendo in atto un vero e proprio scandalo, l’ennesimo, di una lunga storia di Formula 1. Il regolamento dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) parlare chiaro, o almeno anche in tedesco. Fatto sta che l’inflazione dell’articolo 22 del regolamento, ha portato la FIA a prendere delle serie (presunte) decisioni. Si, la Pirelli può far effettuare dei test (della durata di 1000 Km) sugli pneumatici, a tutte le scuderie. No, se la macchina è quella utilizzata nella stagione in corso.

Da qui la polemica che prende forma. Un regolamento poco chiaro, un fornitore di gomme poco corretto (che minaccia di dire addio, giustamente, a fine stagione) e un “capo branco” (Bernie Ecclestone) che stranamente non viene ancora messo in causa, possono perfettamente delineare, lo stato confusionale attuale all’interno del Circus. Purtroppo non è una barzelletta, ma la dura verità di uno sport in continuo contrasto e ormai immerso in un gioco delle parti, di un enorme conflitto d’interesse, che nessuno può nemmeno immaginare.